La nostra casa è in fiamme di Greta Thunberg e famiglia...
- Marco Fontana
- 1 mag 2019
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 1 mag 2019
Un po' per curiosità un po' per l'influenza delle notizie lette sui siti dei giornali e viste in tv, ho deciso di audio-leggere “La nostra casa è in fiamme” di Greta Thunberg e famiglia. Dato che mi sto concedendo anche il piacere di rileggere con calma il bellissimo libro di Stephen Hawking “L'universo in un guscio di noce”, ammetto che forse le mie aspettative partivano troppo alte. Tuttavia, per quanto mi riguarda un tema come quello dei cambiamenti climatici avrebbe potuto essere trattato diversamente come minimo decontestualizzandolo dal noioso racconto della storia di una donna, la madre di Greta, che subentra dopo l'incipit iniziale sulla crisi climatica della figlia. E' un po' come se il libro avesse due anime una intrappolata nell'altra da un impalcatura fatta di ricordi, dialoghi riportati, linguaggio a tratti inutilmente volgare, critiche al welfare svedese, elencazione dei disagi e delle patologie della famiglia, dettagli personali sulla propria carriera di cantante. Il tutto in un susseguirsi di alti e bassi, di gioie e dolori, di rassegnazioni e reazioni, in un elenco di stati d'animo finalizzati forse a suscitare empatia o forse no. Ma a che scopo? Credo che questa sia la domanda che sorge spontanea lungo i più di novanta capitoletti che vengono chiamati scene. Forse la chiave di lettura è proprio il palcoscenico che laddove non presente viene costruito per avere la possibilità di recitare un parte o un monologo. Insomma dopo un po' viene da pensare ad una mania di protagonismo della madre che può aver influenzato anche Greta la quale ad un certo punto, vuoi per quello che le è stato diagnosticato o per altro, decide di arrabbiarsi per gli sconvolgimenti climatici coinvolgendo un po' alla volta tutta la famiglia. Da questo scaturiscono una serie di informazioni sui dati dell'emissione di CO2, alcuni esempi sugli effetti degli sconvolgimenti climatici, le critiche ai comportamenti non virtuosi, l'analisi sull'importanza dei mass media per influenzare le masse e la politica, l'esaltazione delle scelte virtuose fatte dalla famiglia Thunberg per limitare la propria carbon footprint. Come detto le mie aspettative erano alte per cui credevo di imbattermi in un libro con non so quale proposta pratica o moral suasion di impatto. Tutto però si concentra sulla necessità condivisibile di considerare i cambiamenti climatici come una crisi e che come tale dovrebbe essere affrontata e percepita, sulla considerazione che la minima parte della popolazione mondiale detiene la maggior parte dei soldi ed è praticamente o moralmente responsabile della maggior parte delle emissioni di CO2, sulla “proposta” di ridurre da subito di una elevata percentuale le emissioni con l'obiettivo di arrivare a zero in tot anni. Ma come? Eliminando i viaggi in aereo e in nave, usando solo veicoli elettrici, diventando vegani, utilizzando solo prodotti a chilometro zero, cambiando drasticamente le abitudini di tutti non solo a partire dalla banale raccolta differenziata. Tutto teoricamente plausibile, a parte il velato accenno ad una rivoluzione contro i detentori del potere economico, ma assolutamente irrealistico o di difficilissima realizzazione. Purtroppo o per fortuna le normali aspettative delle persone sono quelle di migliorare il proprio tenore di vita e il proprio potere d'acquisto, di studiare e crescere culturalmente, di visitare il mondo e di consumare, anche a causa dell'imprinting sociale e delle abitudini assimilate. Vero è che tanti prodotti che si acquistano possono essere sostituiti da altri, non sono indispensabili, sono influenzati dalle mode o dalla bramosia del possesso e vengono inoltre fabbricati utilizzando un eccessiva quantità di energia. Tuttavia non si può partire da questi presupposti per teorizzare un cambiamento radicale della mentalità di otto miliardi o più di esseri umani, moltissimi dei quali sono assolutamente inconsapevoli dei cambiamenti in corso. Personalmente non so se tutto il rilievo mediatico che circonda Greta e le iniziative durerà o porterà a qualcosa di concreto. Di sicuro la cosa positiva è che nel bene e nel male si parla di queste tematiche anche se non bisogna stupirsi dato che alcune di queste sono dibattute da molto tempo infatti già nel 1987 il premio nobel Carlo Rubbia nell'altro bellissimo libro “Il dilemma nucleare” spiegava che l'energia fornita da una bottiglia della bibita più famosa del mondo è sproporzionatamente più bassa di quella che serve per produrla, fabbricare la bottiglia che la contiene, il tappo, il packaging e tutto quello che serve per mettercela in tavola. Ed era sono uno degli argomenti trattati nella discussione sulle energie pulite e sul nucleare. Non per essere pessimisti ma razionalmente occorre considerare anche la possibilità che alla crisi climatica potrebbe non esserci una soluzione e che al momento giusto la natura si riprenderà il pianeta così come ha già fatto più e più volte da quando la vita è comparsa sulla terra. Qualcuno potrebbe anche dire che l’essere umano si merita una fine ingloriosa fatta di innalzamento dei mari, bufere ed uragani, inondazioni e incendi, desertificazione ecc. e forse ha ragione ma siamo comunque in una situazione di incertezza che gli uomini e le donne sapranno affrontare in un modo o nell’altro.

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